#vita #morte #felicitá


Epicuro sosteneva che aver paura della morte non ha senso perché quando ci sará non ci saremo noi e viceversa. E fino a quel momento sará semplicemente vita. Aveva ragione. La felicità non è meno concreta della sofferenza. Non è effimera sebbene la gioia possa essere transitoria come ogni aspetto dell’esistenza. C’è una felicità più profonda che riconosce il valore della vita e dell’umanità in quanto tale, per la straordinarietà, il miracolo, della sua presenza. Una felicità che è semplicemente scegliere la buona morte invece della morte ancora in vita. Essere felici è possibile. È un compito da perseguire. Con metodo. Non semplicemente lasciandosi vivere in e neppure macerandosi nella negazione della vita. Ma nella ricerca di un equilibrio che permetta di godere del momento in modo sano. La consapevolezza è una scelta. L’attenzione è una scelta. La cura è una scelta. In fondo la felicità è una scelta, un posizionamento consapevole e deliberato nel presente, nella realtà. Un radicamento nel vivere, una centratura da cui può scaturire una profondità autentica che non è là ma qua. Non in un mondo etereo ma nella carnalità. Stare con la morte ancora in vita è un’illusione. Un tradimento.



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